prof Antonio Frattari - ms Michela Dalprà, Trento
IL RECUPERO TECNOLOGICO E FUNZIONALE A FINI RESIDENZIALI DELL'ARCHITETTURA RESIDENZIOALE E L'ADEGUAMENTO AGLI STANDARD NORMATIVI: IL CASO DEL TRENTINO
1. Introduzione
Nell'ultimo mezzo secolo è stato fatto molto per quanto riguarda la salvaguardia del patrimonio culturale. In trentino in particolare è stata posta particolare attenzione al recupero e alla rivalorizzazione di un patrimonio edilizio storico che sarebbe altrimenti andato perso. Le modalità con cui si è intervenuto sono state diverse e caratterizzate da una forte specificità. Però talvolta esse sono state reiterate in realtà diverse senza i sufficienti approfondimenti allo specifico contesto, causando scompensi e portando modificazioni che hanno cambiato impianti costruttivi e tipologici, al punto da renderli irriconoscibili, seppure funzionalmente in linea con i tempi e con le richieste legislative ai fini dell'abitabilità . E' proprio su questo punto che bisogna discutere e approfondire metodologie e modi operativi, così che nel prossimo futuro, pur nelle necessarie trasformazioni dei luoghi, si operi con quell'attenzione che il preesistente richiede, non disconoscendo le peculiarità del regionalismo che di volta in volta gli edifici storico-culturali sanno esprimere e che non deve essere tradito.
In questo quadro generale di riferimento, presso il Laboratorio di Progettazione Edilizia dell'Università di Trento è in atto una ricerca per valutare se la normativa relativa all'edilizia storico-culturale vigente negli ultimi trent'anni abbia portato modificazioni irreversibili o no all'architettura tradizionale del Trentino e nel caso affermativo quali possano essere le soluzioni sostenibili per contemperare le esigenze di abitabilità nel rispetto di impianti tipologici e costruttivi attuali.
In questa comunicazione si riportano i risultati relativi alla prima e alla seconda (in parte) delle quattro fasi in cui è articolato il programma di ricerca.
2. L'architettura tradizionale in Trentino
L'edilizia tradizionale del Trentino ha specifiche peculiarità sia tipologiche che costruttive che la differenziano da quelle di altre regioni italiane, in quanto si è sviluppata in un territorio di 6212 Kmq di superficie di cui più dell'80 per cento è al di sopra dei 1000 metri di quota.
Il clima è tipicamente alpino con qualche eccezione nella zona del lago di Garda dove si riscontrano condizioni climatiche mediterranee. I boschi coprono gran parte dei versanti montuosi, dove predominano fustaie di abete, di larice e di altre specie ampiamente usate come legname da costruzione.
Il Trentino per la sua posizione geografica è stato percorso fin dalle epoche più remote da vie di comunicazione che univano l'Europa Centrale alla penisola Italica.
Questo lo ha caratterizzato anche come luogo di incontro di culture diverse e come residenza stabile di minoranze linguistiche quali i Ladini in Val di Fassa, i Mocheni nell'Alta Valle del Fersina ed i Cimbri sull'altipiano di Lavarone. Il particolare assetto geomorfologico, l'incontro di culture diverse e la stabile residenza di questi gruppi etnici diversi hanno contribuito notevolmente a differenziare l'edilizia della regione, sia per l'impiego di materiali da costruzione diversi, sia per la tecniche costruttive utilizzate, sia per la struttura delle forme insediative. Ad esempio il villaggio mocheno è costituito da gruppi di case di legno sparse ad un'altitudine compresa tra i 1000 e 1500 metri. Ogni villaggio è diviso in tre sezioni: la zona bassa vicino al fiume, la zona dell'abitato e delle colture e quella dei pascoli d'alta montagna. I nuclei di case sparse, circondate da campi e prati coltivati, costituiscono un'unità territoriale definita in lingua mochena "hof" ovvero maso, abitato in genere da più famiglie, le quali avevano in uso la terra sotto forma di contratto di locazione perpetuo. I villaggi ladini invece sono posti generalmente su pendii, a quote anche elevate con edifici esposti a mezzogiorno. Caratteristica dei villaggi ladini fassani è la posizione che i valligiani sapevano scegliere: illuminata dal sole, protetta da valanghe e dal vento, vicina ai torrenti per l'approvvigionamento idrico, ma sufficientemente lontana per evitarne le piene.
Accanto a questa edilizia tradizionale costituita da edifici semplici esiste anche un'edilizia più ricca diffusa nei centri di valle rappresentativa delle classi nobili prima e alto medie borghesi poi. Essa presenta caratteristiche proprie del palazzo italiano con influenze mitteleuropee.
2.1 Classificazione tipologica dell'architettura tradizionale in Trentino.
La maggior parte degli edifici appartenenti all'architettura tradizionale del Trentino è fortemente legata alle attività agricole e silvopastorali ed ai loro cicli temporali. Così anche gli edifici rispondono ad esigenze specifiche e connesse con il trascorrere delle stagioni. I loro caratteri funzionali, strutturali e talvolta formali sono pertanto riferibili anche agli spostamenti stagionali sul territorio del contadino e del suo bestiame. Sostanzialmente il territorio si può così suddividere in tre fasce altimetriche cui corrispondono periodi di presenza umana diversa e funzioni diversificate degli edifici: il fondovalle, caratterizzato da edifici permanenti dove la presenza umana è costante per tutto l'anno, la zona intermedia con edifici permanenti e edifici ad uso agricolo utilizzati prevalentemente nel periodo aprile-novembre e l'alta quota caratterizzata da edifici esclusivamente stagionali, utilizzati nei periodi estivi in funzione dell'alpeggio.
Gli edifici permanenti sono sparsi sul territorio o aggregati a formare piccoli centri abitati.
Da un punto di vista funzionale gli edifici permanenti sparsi sono abitazioni o edifici di servizio in cui si esplica una specifica funzione produttiva come il ricovero degli animali (stalle), il deposito (fienile, granaio, ricovero attrezzi), la trasformazione di particolari risorse locali (segheria, mulino, fucina), la produzione del formaggio (casera).
Negli edifici permanenti isolati spesso si concentrano più funzioni. E' il caso del maso dove si sovrappongono funzioni sia abitative che produttive in un edificio pluripiano; esso è organizzato come un'azienda a conduzione familiare comprensiva di casa d'abitazione, di terreni circostanti e di attrezzature tecniche per le lavorazioni agricole e ad esse connesse.
Talvolta il maso è articolato nell'abitazione e in un edificio di servizio annesso. L'edificio di servizio può essere sotto un unico tetto o leggermente staccato dall'abitazione. Nel primo caso si tratta di una costruzione compatta dove però le due funzioni, quella abitativa e quella di servizio, sono distinte in due organismi riconoscibili anche se uniti. Nel secondo caso le due differenti funzioni sono assegnate a due organismi edilizi separati e uniti da una corte. Esistono quali varianti a questa configurazione, soluzioni in cui l'abitazione e le stalle sono in un edificio mentre il fienile ed il deposito sono in un altro.
Quando gli edifici permanenti sono aggregati e costituiscono piccoli nuclei abitati essi si articolano in aggregazioni a schiera o a corte, nate per aggregazione successiva di volumi produttivi ed abitativi secondo uno schema unitario. Oppure sono derivate dalle aggregazioni costituite da edifici sparsi su porzioni ristrette di territorio. Aggregazione più complessa è quella di tipo urbano ulteriormente classificabile in aggregazioni semplici o aggregazioni complesse. Le aggregazioni di tipo urbano semplice sono costituite da edifici aggregati solo a schiera, solo a corte o solo sparsi e la loro dimensione "urbana" è data dalla presenza di alcune strutture particolari di relazione come la piazza, o da edifici sociali come la chiesa o da alcune strutture produttive specializzate come le filande e le fucine. Le aggregazioni di tipo urbano complesso sono costituite invece dalla presenza di più aggregazioni e assumono una maggiore complessità.
Anche gli edifici stagionali, in genere costruiti alle alte e medie quote, sono isolati o costituiscono aggregazioni rade di organismi edilizi. Essi sono sia monofunzionali che plurifunzionali a più livelli. I tipi classificabili sono: la baita ovvero l'abitazione d 'alta quota che soddisfa le esigenze abitative stagionali dei pastori; la stalla per il ricovero degli animali; il fienile per la conservazione del foraggio; il deposito per il ricovero di attrezzi e/o l'immagazzinamento delle derrate alimentari; la casera edificio per la produzione del formaggio durante il periodo dell'alpeggio. In alcuni contesti territoriali l'unione di alcuni di questi edifici sparsi sul territorio originano piccole aggregazioni.
2.2 Classificazione costruttiva dell'architettura tradizionale in Trentino
Da un punto di vista costruttivo gli edifici della architettura vernacolare sono in pietra/muratura, in legno e misti ovvero con largo impiego di pietra e legno. Il rapporto quantitativo tra i due materiali da costruzioni, pietra e legno, variava notevolmente da luogo a luogo e spesso indipendentemente dalla funzione che l'edificio doveva assolvere. Scegliere la pietra o il legname per edificare era subordinato alla disponibilità locale dell'uno o dell'altro materiale più che alle loro capacità prestazionali in rapporto alla sicurezza statica e al comfort ambientale. Là dove era disponibile, la pietra è stata ampiamente usata sia per la realizzazione di chiusure verticali che di chiusure orizzontali (a volta), di scale e di manti di copertura. Lo stesso si può dire per il legno che è stato utilizzato per la realizzazione di chiusure verticali, chiusure orizzontali, partizioni interne, scale, ballatoi, balconi e manti di copertura.
Talvolta l'uso promiscuo dei due materiali è stato dettato anche da un preciso criterio funzionale. Per chiudere, per riparare nel migliore modo possibile i vani abitabili e la stalla il materiale più idoneo era la pietra. Di contro per il fienile dove una buona aerazione era condizione essenziale ad impedire una fermentazione del fieno e la sua autocombustione, il materiale ottimale era il legno che consentiva la realizzazione di un involucro leggero, aerato, e nello stesso tempo costituiva un razionale collegamento con l'orditura del tetto, sempre in legno.
Tre sono le tecniche costruttive adottate per la realizzazione di edifici totalmente in legno:
§ il blockbau;
§ il sistema a ritti e panconi, talvolta accoppiato anche al sistema blockbau;
§ il sistema comunemente detto "a crociera"
La tecnica costruttiva "blockbau ", particolarmente diffusa nelle aree di confine con l'Alto Adige e il Bellunese e nelle zone d'alta quota, consentiva la realizzazione degli edifici per setti. Le chiusure verticali e le partizioni interne sono costituite da tronchi o segati sovrapposti. Spesso tra i tronchi possono essere presenti dei perni lignei di collegamento per limitare gli spostamenti laterali. I tronchi scortecciati venivano intagliati in modo tale da realizzare due incavi (uno sopra e uno sotto) a circa 20-30 cm dall'estremità sia da una parte che dall'altra così che i tronchi disposti ortogonalmente fra di loro combaciavano perfettamente e costituivano due pareti contigue. Nelle case di abitazione i tronchi venivano anche squadrati così da eliminare interstizi e fessure, invece nelle stalle e fienili i tronchi si lasciavano quasi sempre tondeggianti così da lasciare tra un tronco e l'altro spazi e fessure per facilitare l'aerazione necessaria dei locali.
Le chiusure verticali realizzate con la tecnica costruttiva denominata " a ritti e panconi" (Standerbohlenbau) sono costituite da grossi ritti angolari o intermedi nei quali si innestano grossi panconi o travi sovrapposte. I ritti, a seconda della loro posizione, sono elementi costruttivi base squadrati muniti di scanalature longitudinali incise su due facce contigue o opposte, all'interno delle quali sono posti i panconi opportunamente sagomati. I panconi sovente vengono fissati con chiavette alternate poste alla distanza di un metro. Tale tecnica si trova spesso anche in edifici realizzati con il blockbau e a volte anche nelle costruzioni in muratura (valle del Chiese). Nel blockbau i ritti sono usati come rompitratta e posti negli spigoli di porte e finestre. Negli edifici in muratura la tecnica è utilizzata per chiudere specchiature o per alcune parti della costruzione o per corpi aggiuntivi secondari.
Nel procedimento costruttivo "a crociera" (Val di Sole) le chiusure verticali vengono realizzate con legname squadrato di sezione piuttosto ridotta e grosso tavolame per la tamponatura. La funzione portante viene assolta da elementi verticali che per resistere al carico di punta sono legati da controventi in diagonale o in croce. L'inclinazione delle aste nella legatura a crociera forma costantemente un angolo di 26 gradi rispetto la verticale dei montanti; le sbadacchiature diagonali semplici invece sono sempre disposte a 45 gradi. ll tamponamento è costituito da tavole generalmente fissate sul filo interno del telaio che possono essere poste sia in orizzontale che in verticale. Con questo sistema si realizzavano edifici di servizio come i fienili.
Negli edifici misti il basamento veniva realizzato con la tecnica del muro "a secco" o con quella del muro in pietrame e malta. Queste murature inoltre si differenziano per le dimensioni delle pietre utilizzate, il taglio più o meno regolare e le diverse soluzioni dei conci d'angolo: muri in ciottoli di fiume a secco sono diffusi in Val Lagarina, muri in pietra da taglio a secco in Val di Cembra, muro in pietra da taglio con uso di malta legante nella piana Rotaliana.
La parte superiore dell'edificio totalmente in legno poteva essere realizzata con una delle tecniche costruttive sopra descritte.
3. Il recupero tecnologico e funzionale degli edifici della tradizione in Trentino
Lo studio tipologico e costruttivo dell'architettura tradizionale in Trentino ha messo in evidenza che gran parte di questo patrimonio edilizio ha subito nel tempo interventi di vario tipo che vanno dalla manutenzione ordinaria alla ristrutturazione con conseguenti modifiche in termini formali e costruttivi degli edifici. In un contesto che sta cambiando come attività e utilizzo delle risorse del territorio, si è assistito ad un cambiamento delle esigenze anche in termini di abitazioni e edifici di servizio che ha reso necessari interventi di recupero degli edifici tradizionali non sempre rispettosi della loro storia e della loro genesi tipologica-funzionale-costruttiva.
Uno degli interventi più diffusi in Trentino è stato il riuso degli edifici di servizio per fini abitativi che ha comportato la completa trasformazione di stalle, depositi e malghe in abitazioni introducendo profonde modificazioni sia in pianta che in prospetto. Il passaggio da un tipo all'altro di destinazione d'uso ha implicato non solo cambiamenti a livello di distribuzione interna degli spazi, ma anche l'introduzione di spazi funzionali diversi da quelli preesistenti come i bagni e i volumi tecnici che hanno stravolto anche in casi eclatanti l'impianto originario dell'edificio.
L'immagine di questi edifici è stata completamente modificata:
a) dall'apertura di finestre originariamente assenti o comunque di dimensioni ridotte;
b) dall'inserimento di aperture in falda quali gli abbaini o finestre;
c) dalla sostituzione totale di tamponamenti in legno;
d) dalla modifica di piccole forature esistenti in finestre o altre aperture;
e) dall'ampliamento dei volumi con sopraelevazioni degli edifici o con aggiunte laterali;
f) dall'introduzione di nuovi collegamenti verticali esterni o in posizione anche diversa da quella originaria;
g) dalla demolizione e dal rifacimento o dalla nuova costruzione di sporti, aggetti o ballatoi in posizione anche diversa da quella originaria;
A queste modificazioni dell'impianto tipologico si sono unite spesso quelle costruttive derivate dall'uso non coerente in fase di ristrutturazione di materiali e tecnologie alternative a quelli tradizionali. Esemplificativi in tal senso possono citarsi esempi di:
a) sostituzione del manto di copertura in scandole lignee con tegole o lamiera;
b) sostituzione di pareti lignee facilmente ammalorabili se esposte alle intemperie con muri in cemento armato;
c) sostituzione del sistema fondale in legno con uno in cemento armato più rapido nell'esecuzione e più duraturo nel tempo, negli edifici realizzati con il procedimento costruttivo blockbau.
La maggioranza di questi interventi sono stati eseguiti nel rispetto della normativa vigente e talvolta, forse spesso, sono stati imposti dallo stesso disposto legislativo che con la finalità di garantire il recupero ed il riuso di edifici destinati all'abbandono, ha imposto soluzioni in linea con le esigenze abitative attuali che però hanno impattato violentemente con il preesistente stravolgendolo.
4. Strumenti di pianificazione territoriale degli ultimi trenta anni
La Provincia Autonoma di Trento è suddivisa in 11 comprensori che sono il Comprensorio della Valle di Fiemme (C1), il Comprensorio di Primiero (C2), il Comprensorio della Bassa Valsugana e Tesino (C3), il Comprensorio dell'Alta Valsugana (C4), il Comprensorio della Valle dell'Adige (C5), il Comprensorio della Valle di Non (C6), il Comprensorio della Valle di Sole (C7), il Comprensorio delle Giudicarie (C8), il Comprensorio dell'Alto Garda e Ledro (C9), il Comprensorio della Vallagarina (C10), il Comprensorio della Valle di Fassa (C11). I comprensori, a loro volta suddivisi in comuni, sono unità territoriali dell'ordinamento amministrativo provinciale dotate di strumenti propri di pianificazione territoriale subordinati al Piano Urbanistico provinciale P.U.P. che è in Trentino il principale strumento per il governo del territorio. Gli strumenti di pianificazione territoriale non sono omogenei nei vari compresori e non sono stati applicati tutti contemporaneamente.
Gli strumenti di pianificazione subordinata al P.U.P sono:
- il Piano Urbanistico Comprensoriale (P.U.C.);
- il Piano Regolatore Generale (P.R.G.);
- il Programma di Fabbricazione (P.F.);
- il Piano Generale per la Tutela degli Insediamenti Storici di tipo A o di tipo
B (P.G.T.I.S.);
- il Regolamento Edilizio Comunale (R.E.)
Il P.U.C ha per oggetto la rete infrastrutturale di interesse sovracomunale, la sicurezza e la difesa del suolo e delle acque, la tutela e la valorizzazione ambientale e paesaggistica, il dimensionamento delle aree produttive del settore secondario di livello locale, il dimensionamento delle aree per i servizi ed attrezzature a carattere sovracomunale. In particolare, per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione ambientale e paesaggistica, il P.U.C formula criteri specifici riguardanti la tipologia, le altezze, i materiali e la forma delle coperture degli edifici.
Il P.R.G., i P.F. e i R.E. (ambedue sostanzialmente equiparabili al P.RG.) riguardano la totalità del territorio comunale. Hanno per oggetto l'individuazione del perimetro del centro storico, l'individuazione di eventuali insediamenti storici sparsi, l'individuazione degli insediamenti abitativi in genere, l'individuazione dei siti e dei beni di particolare interesse culturale, naturalistico e paesaggistico, l'individuazione delle aree produttive e delle aree destinate a verde pubblico, o di uso pubblico e l'individuazione delle aree sottoposte a vincoli per la sicurezza del suolo e la protezione delle acque. Essi fissano le norme generali da osservare nell'attività costruttiva all'interno delle singole zone o aree, con particolare riferimento alle misure atte a garantire l'abbattimento delle barriere architettoniche, alle misure per il contenimento dell'inquinamento acustico, alle misure per il contenimento dei consumi energetici. Individuano anche per ciascun immobile, ricadente nel perimetro del centro storico o individuato come insediamento sparso, la categoria di intervento edilizio, nonché le prescrizioni e le modalità da osservare nell'esecuzione degli interventi. Il P.R.G. in particolare formula, ai fini della valorizzazione e tutela paesaggistico-ambientale anche del territorio non assoggettato a tutela del paesaggio, le norme opportune per quanto riguarda la tipologia, le altezze, la cubatura, i caratteri architettonici, i materiali, le sistemazioni esterne degli edifici e la tutela di elementi caratterizzanti il paesaggio.
Il P.G.T.I.S. stabilisce la disciplina urbanistico-edilizia da applicare all'interno di tutti i perimetri delle aree relative a insediamenti storici sia aggregati che sparsi. I P.G.T.I.S. sono stati introdotti dalla L.P. 6.11.1978, n. 44 "Norme per la tutela ed il recupero degli insediamenti storici" che si proponeva di salvaguardare, tutelare e riutilizzare socialmente gli insediamenti storici esistenti. Questa legge classifica gli insediamenti storici in due categorie: insediamenti storici di tipo A ed insediamenti storici di tipo B. Gli insediamenti storici di tipo A sono gli aggregati di tipo urbano complesso, mentre quelli di tipo B sono tutti gli altri. Sono considerati insediamenti storici di tipo A il centro storico di Ala, di Arco, di Borgo Valsugana, di Mezzolombardo, di Pergine Valsugana, di Riva, di Rovereto, e di Trento. In base a questa classificazione si possono distinguere quindi i P.G.T.I.S. di tipo A e i P.G.T.I.S. di tipo B. Ma con la legge L.P. 5.09.1991, n. 22 " Ordinamento urbanistico e tutela del territorio", il problema della pianificazione dei centri storici viene nuovamente preso in considerazione. Il piano del centro storico come elemento autonomo, così come previsto dalla L.P. 6.11.1978, n. 44 sparisce fondendosi nel nuovo P.R.G..
Tra gli strumenti di pianificazione territoriale subordinati, quelli che si è evidenziato hanno dato le prescrizioni che hanno inciso in maniera profonda non solo sull'immagine dell'edificato, ma anche sulla conservazione delle caratteristiche tipologiche e costruttive sono stati i P.U.C e P.I.G.T.S., affiancati dalle normative di carattere provinciale e nazionale per quanto riguarda l'accessibilità, la sicurezza al fuoco, il risparmio energetico.
5. Quadro legislativo vigente
Una volta individuate le tipologie funzionali e costruttive dell'architettura tradizionale, dopo aver messo a fuoco gli strumenti di pianificazione territoriale subordinati al P.U.P adottati dai vari comprensori, è stata raccolta, nella seconda fase della ricerca, tutta la documentazione relativa alla legislazione in Provincia di Trento per quanto concerne l'urbanistica, la tutela e il recupero dei centri storici, l'accessibilità, la sicurezza al fuoco, l'inserimento impiantistico e relative norme di sicurezza ed il comfort ambientale (termico, acustico, visivo).
Le leggi provinciali riguardanti l'urbanistica sono:
- L.P. 03.08.1970, n. 11 "Nuove norme in materia di attività edilizia";
- L.P. 28.04.1986, n.12 "Disposizioni di salvaguardia del territorio e dell'ambiente";
- L.P. 05.11.1987, n.25 "Modificazioni della L.P. 28.04.1986 n.12 concernente "Disposizioni di salvaguardia del territorio e dell'ambiente"";
- L.P. 05.09.1991, n. 22 " Ordinamento urbanistico e tutela del territorio" testo coordinato con le modifiche ad essa apportate dalla L.P. 11 settembre 1998, n.10.
Le leggi provinciali riguardanti la tutela ed il recupero dei centri storici sono:
- L.P. 23.11.1973, n. 54 "Provvidenze per la salvaguardia ed il restauro delle cose di interesse storico, artistico e popolare";
- L.P. 27.12.1975, n. 55 "Disposizioni in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico, popolare";
- L.P. 6.11.1978, n.44 "Norme per la tutela ed il recupero degli insediamenti storici";
- L.P. 18.08.1980, n. 26 "Modifica alla L.P. 6.11.1978, n.44 concernente norme per la tutela ed il recupero degli insediamenti storici";
- L.P. 5.09.1991, n.22 "Ordinamento urbanistico e tutela del territorio". Di rilevante interesse sono l'art. 24 "Tutela degli insediamenti storici" al comma 2 e l'art. 72 " Obblighi particolari e interventi di urgenza ai fini della tutela del paesaggio e degli insediamenti storici";
- L.P. 15.01.1993, n.1 " Norme per il recupero degli insediamenti storici e interventi finanziari nonché modificazioni alla L.P. 5.09.1991, n.22".
Le leggi provinciali riguardanti l'accessibilità sono:
- L.P. 27.07.1981, n.12 "Norme per il superamento di situazioni emarginanti sopportate da persone" abrogata dalla legge L.P. 07.01.1991 n.1;
- L.P. 07.01. 1991, n.1 "Eliminazione delle barriere architettoniche". Le disposizioni di questa legge sono rivolte all'eliminazione delle barriere. I progetti relativi alla costruzione di nuovi edifici e alla ristrutturazione di edifici devono osservare le prescrizioni tecniche stabilite dal D.P.R. 27 aprile 1978 n. 384 per edifici pubblici, mentre per gli edifici privati e per gli edifici di edilizia residenziale agevolata si devono osservare le prescrizioni tecniche emanate con D.M. 14 giugno 1989 n. 236 (1).Per la rimozione delle barriere architettoniche dagli edifici privati esistenti si applicano le norme espresse dalla legge 9 gennaio 1989 n. 13(2).
Non esistono leggi provinciali specifiche riguardanti la sicurezza al fuoco occorre fare riferimento alla normativa nazionale:
- D.M. 30.11.1983 "Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi";
- D. 16.05.1987, n. 246 "Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di civile abitazione";
- D. 20 maggio 1992, n. 569 Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre;
- D. 9.04.1994 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l'esercizio delle attività ricettivo-alberghiere."
Le leggi provinciali riguardanti l'inserimento impiantistico e relative norme di sicurezza sono:
- L.P. 29.5.1980, n.14 "Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia";
- L.P. 15.11.1983, n. 40 "Modificazioni alla L.P. 29.05.1980, n.14 concernente "Provvedimenti per il risparmio energetico e l'utilizzazione delle fonti alternative di energia";
- D.P.G.P 26.1.1987, n.1-41/Legisl. "Approvazione del testo unico delle leggi provinciali in materia dell'ambiente dagli inquinamenti";
- D.P.G.P 12.07.1993, n12-91/Leglisl. "Approvazione del regolamento di esecuzione del T.U.L.P. in materia di tutela dell'ambiente dagli inquinamenti, approvato con D.P.G.P. 26.01.1987, n.1-41/Legisl., da ultimo modificato con la L.P. 18.03.1991, n.6, concernente l'esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo".
Le leggi provinciali riguardanti il comfort ambientale acustico sono:
- L.P. 18.03.1991, n.6 "Provvedimenti per la prevenzione ed il risanamento ambientale in materia di inquinamento acustico";
- D.P.G.P 4.08.1992, n.12-65/Legisl. Approvazione del regolamento di esecuzione della L.P. 18.03.1991, n.6: "Provvedimenti per la prevenzione ed il risanamento ambientale in materia di inquinamento acustico".
Questo corpo legislativo ha spesso orientato le scelte nel campo del recupero funzionale e costruttivo degli edifici senza porre attenzione sufficiente al contesto costruito e alla coerenza costruttiva con il preesistente. Attualmente la ricerca è nella fase in cui si sta svolgendo l'analisi puntuale delle singole norme e la verifica, negli edifici della tradizione, delle variazioni introdotte dalla loro applicazione. Già da queste prime battute della seconda fase, sembrano emergere conferme a quanto si era in un certo senso presupposto. I primi risultati, ottenuti solo su un campione ristretto, attribuiscono molte delle modifiche dell'edificio alla volontà del "costruttore" che ha sfruttato le deroghe concesse per l'altezza, l'apertura di finestre e per nuove destinazioni d'uso. L'eliminazione delle barriere architettoniche, gli adempimenti per la sicurezza al fuoco, l'adeguamento impiantistico, l'adeguamento igienico-sanitario hanno invece imposto le modifiche al di là della volontà dell'utenza.
Cominciano, quindi, a delinearsi due campi di indagine distinti: quello che riguarda le modifiche in deroga e quello delle modifiche imposte per regolamento. Le prime potranno essere mitigate con un'opportuna educazione dell'utenza e dei progettisti, mentre per la soluzione delle seconde bisognerà ricorrere a sperimentazioni di soluzioni costruttive alternative che, pur nel rispetto delle esigenze, non stravolgano il costruito.
6. Conclusioni
L'applicazione di norme miranti all'adeguamento ai nuovi standard abitativi ha causato nel recupero edilizio del patrimonio diffuso spesso la perdita dei segni dell'architettura tradizionale del Trentino.
Profonde e insanabili modificazione tipologiche sono state indotte dalla volontà di adeguare gli edifici alle nuove esigenze dell'abitare, mentre l'uso di materiali e tecniche di costruzione nuove e talvolta più economiche, completamente diverse da quelle tradizionali, ha comportato modificazioni che hanno snaturato completamente l'impianto costruttivo originario.
Attraverso una lettura degli interventi di recupero effettuati sugli edifici della tradizione in Trentino e attraverso lo studio del corpo legislativo vigente si sta evidenziando quanto la normativa negli interventi di recupero ha influito nella modifica degli edifici.
L'impostazione e la definizione di codici di pratica, fatti di norme coerenti e sostenibili che possano guidare il progettista a realizzare interventi di recupero in sintonia con le preesistenze tipologiche e costruttive, può permettere di conservare quei segni dell'architettura tradizionale che dobbiamo sentire di tramandare alle generazioni future.
7. Ringraziamenti
Il lavoro di ricerca di cui si è riferito è stato svolto con i fondi a disposizione dell'unità di ricerca di Trento nell'ambito della ricerca a livello nazionale (Cofinanziamento MURST 1998) dal titolo " Problemi di conservazione di edifici a valenza storico-culturale nel quadro normativo vigente. Criteri di progetto e specifiche tecniche per garantire adeguati livelli di uso, sicurezza e accessibilità"; coordinatore nazionale Prof. Alessandro Stazi dell'Università di Ancona.
8. Note
(1) "Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati";
(2) "Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visibilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e adeguata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche".
9. Bibliografia
Bassi M., Bonapace I., Crippa M.
"Dimore Rurali della Tradizione nel Trentino"
Luni Editrice 1997;
Cecchetto A.
"Progetti di Luoghi-Paesaggi e architetture del Trentino"
Cierre Edizioni 1998;
Cereghini M.
"Architetture tipiche del Trentino"
Trento: G.B. Monauni Editore 1966
A.Frattari e I. Garofolo
" Il recupero dei segni dell'architettura tradizionale nei territori di montagna: il caso di studio del trentino Alto Adige"
Atti dell'VIII International Conference on Vernacular Architecture Godz Martuliek (Slovenia) 22-23 ottobre 1998;
Provincia di Trento
Comprensorio Alta Valsugana C4
Piano Generale di Tutela degli Insediamenti Storici- Norme di attuazione - 1993
Piano urbanistico Comprensoriale - Norme di attuazione - 1991